Microblogging su microblogging

Ho raccolto su Twitter una piccola “innovazione”, figlia del compromesso tra volontà e mezzi a disposizione, una sfumatura di quell’arte d’arrangiarsi che stimola la fantasia.

In effetti spesso i 140 caratteri mi vanno stretti. Ma sono troppo pigra per un blog vero, quindi per ora accontentatevi di questo“, così IsaBella, o @isa_isola, che dir si voglia su Twitter, mi ha spiegato quel compromesso, lo screenshot di una nota (direi su iPad) che diventa microblogging se pubblicata all’interno di un tweet.

Che poi Twitter altro non è se non, a sua volta, una piattaforma di microblogging; ecco perchè questo suo escamotage ha attirato l’attenzione di chi come me è appassionato delle forme che la comunicazione può assumere. Ed ecco perchè la divulgo su uno strumento tradizionale, “un blog vero”.

Riporto, letteralmente:

“Questi ministri tecnici evidentemente non sanno scegliere bene le parole. Prima gli sfigati/bamboccioni, ora il don’t be choosy.
Be’, sbagliano le parole e il modo forse, ma dicono la verità. Preferivate forse un Berlusconi che vi fa credere di poter diventare come lui (dai, è per questo che lo votate…) e in realtà se ne sta lì a mangiare alle vostre spalle, a cancellare e riscrivere leggi a proprio uso e consumo?

Chi si è sentito offeso dalla Fornero faccia una riflessione: non essere schizzinoso non vuol dire non aspirare a qualcosa di meglio. Vuol dire semplicemente essere concreti, guardare dove si è, essere onesti con se stessi e cercare un lavoro di conseguenza. Vuol dire che se il lavoro non lo trovo sotto casa ho due scelte: o abbasso le mie esigenze o faccio le valigie e me ne vado. Di certo non mi aspetto che il governo mi crei il posto di lavoro ideale fuori casa. Una volta era così: uffici delle P.A. ovunque, e abbiamo visto dove ci ha portato l’enorme conseguente debito pubblico ed il problema delle baby pensioni nella P.A.

Il problema è che in questo paese vogliamo tutti essere impiegati, meglio se capi di qualcun altro, e ovviamente a due passi dalla mamma. Ma nessuno che voglia farsi la gavetta. Io per arrivare dove sono ho lavorato quasi ogni estate da quando ho 12 anni. Ho fatto la magazzieniera, la cassiera, la gelataia, la cameriera, più molti altri lavori di concetto. Mi sono sempre fatta il mazzo senza mai dare la colpa al ministro se queste sono le mie condizioni di partenza. Non tutti partiamo avvantaggiati: se si vuole emergere bisogna sudare, lavorare, studiare. Ma bisogna innanzitutto capire in che cosa siamo bravi davvero, ed essere pronti a fare dei sacrifici per ottenerli. Certo, chi questi sacrifici non li vuole fare, chi vorrebbe tutto e subito, potrebbe essersi sentito offeso dalla Fornero. O da Martone che ci ricorda la quantità allucinante di studenti fuori corso da troppi anni. Io comunque un esamino di coscienza prima di offendermi me lo farei”.

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