Giorgio Bocca, da un estremo all’altro

Foto corriere.it

E’ morto il giorno di Natale, in piena coerenza col suo personaggio controverso. Celebrato da una parte come uomo di sinistra e grande partigiano, osteggiato dall’altra per lo stesso motivo. Ignorano volutamente, entrambe le parti, che Bocca fu anche fascista convinto, prima dell’8 settembre. Come se i pensieri di gioventù non contino, non facciano parte della vita intera, di quello che si è, o si resta, nell’età matura. A diciotto anni firmò l’appoggio al Manifesto della Razza, poi si iscrisse al Gruppo Fascista Universitario. Dopo l’armistizio voltò le spalle al regime e salì a combatterlo nelle valli cuneesi, dove fondò il gruppo partigiano Giustizia e Libertà. Così diventò icona di sinistra.

Un comportamento assimilabile lo tenne anche più avanti, quando elogiò il governo socialista di Bettino Craxi alle sue prime luci oppure alcune istanze della Lega nei primi Anni Novanta. In entrambe i casi, ne diventò poi uno dei più crudi e attenti oppositori, criticando in punta di fioretto e con rara efficacia d’approfondimento. Sempre splendidamente chiaro, sintetico, tagliente, anche quando definì così le Brigate Rosse: “a me queste Brigate rosse fanno un curioso effetto di favola per bambini scemi o insonnoliti e quando i magistrati, gli ufficiali dei carabinieri e i prefetti ricominciano a narrarla mi viene come un’ondata di tenerezza perché la favola è vecchia, sgangherata, puerile”. Forse la sua peggior caduta di stile, che usciva da quel suo essere estremo su qualsiasi posizione stazionasse, ma che egli stesso riconobbe scusandosene onestamente.

Mancare di coerenza, tuttavia, non sempre è atteggiamento negativo o vigliacco. Può anche essere sinonimo di enorme intelligenza nel riflettere sui propri credo fino a comprenderne gli errori, fino a combatterli senza pietà. Quelli di Giorgio Bocca possono esser stati comportamenti dettati da un istinto appassionato e curioso verso nuove forze prorompenti nel contesto socio-politico. Lui stesso disse di aver ceduto ad alcuni innamoramenti, anche se pure lui non considera quello per il fascismo. Li amava con frenesia, ma proprio per questo arrivava a conoscerli in profondità. Poi, che fossero brevi infatuazioni o passioni più durature, le abbandonava e le osteggiava, ma sapendo bene di cosa parlava.

Per questo la grandezza che vedo in lui sta nell’aver raccontato da testimone intimo e viscerale la storia del nostro Paese; in tutte le sue più colorate, e colorite, sfaccettature.

Questa voce è stata pubblicata in Escursioni temporali e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

2 risposte a Giorgio Bocca, da un estremo all’altro

  1. Pingback: berita terkini liputan6.com

  2. Pingback: website

I commenti sono chiusi.