È la sera di mercoledì 17 aprile, quando il Partito democratico candida ufficialmente Franco Marini alla presidenza della repubblica. Il segnale è chiaro: si va verso l’accordo tra Pd e Pdl, non solo per il Quirinale, ma anche per palazzo Chigi. Sui social network parte istantaneo il tam tam “anti-inciucio”, che coinvolge militanti ed elettori del centrosinistra. I giovani del Pd si organizzano subito: iniziano Torino e Napoli, spontaneamente e senza sentirsi; poi, grazie alle foto e alle informazioni che vedono correre sui social network, si uniscono anche Prato e circa 250 tra circoli e circoscrizioni in tutta Italia. Giovedì sera vengono occupate le sedi, da Varese a Bologna, da Palermo a Bari.
Su Twitter usano gli hastag #resetPd e #occupyPd, che diventa subito l’etichetta di un movimento unito e trasversale: bersaniani, renziani, civatiani, lettiani, bindiani, tutti insieme, senza distinzione di area, per chiedere innanzitutto il no all’inciucio.