Se un risultato positivo c’è stato, all’interno del Pd, dopo gli accadimenti che lo hanno duramente colpito per l’elezione del presidente della repubblica, è stato sicuramente quello di ricompattare la sua base. Fortemente diviso dalle primarie dello scorso novembre, il popolo del Pd si è trovato unito nella contestazione alla dirigenza a partire dalla scelta di Franco Marini come candidato al Quirinale. Proteste di piazza e sit-in a Roma, mobilitazioni sul web, occupazione delle sedi in tutta Italia. Torino non ha fatto eccezione e, dopo le occupazioni organizzate dai Giovani democratici nei giorni scorsi, nella sede regionale del partito i militanti si sono auto-convocati per discutere di come resettare il Pd. Sala gremita, circa 250 persone, tre minuti a testa per intervenire, pennarelli e lavagna cartacea per disegnare il Partito democratico che vogliono, d’ora in avanti. Tre i punti nodali da cui ripartire: no al governissimo di conservazione con Berlusconi, reset dell’attuale classe dirigente e congresso subito, aperto a tutti.
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