Piemonte, il trionfo di Chiamparino

Foto: europaquotidiano.it

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Il potente vento di centrosinistra che si è abbattuto sulla penisola italiana in una domenica di fine maggio non ha risparmiato il Piemonte, reduce dal disastro leghista di Roberto Cota e fortemente desideroso di cambiare aria.

Come il resto del paese. A differenza del quale, però, non è stato foriero di sorprese eclatanti, dal momento che la vittoria di Sergio Chiamparino, sostenuto da una coalizione con Pd e la sua lista civica, non è mai stata in discussione, né nelle settimane precedenti al voto né all’uscita dei primi risultati, che fossero dati reali o proiezioni.

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Bagno di folla per Matteo Renzi a Torino. Parte la campagna elettorale dem

Pd: al via manifestazione a Torino con Renzi

Foto: Ansa/Alessandro Di Marco

Tre quarti d’ora abbondanti di ritardo, utili a consentire di riempire il PalaOlimpico di Torino in ogni ordine di posti, grazie ai torinesi, certo, ma soprattutto grazie ai pullman giunti da tutta Italia. Da Prato, capo-delegazione Matteo Biffoni, candidato sindaco della città alle porte di Firenze, sono partiti in pullman alle 5 del mattino e hanno fatto ingresso in platea armati della loro allegria e dei loro originali cartelli di sostegno a Biffoni.

Il clima è di festa, strette di mano, bandiere, abbracci, musica. Tutti in piedi, circa 4mila persone, quando dalle prime file entra il segretario, il presidente del consiglio, Matteo Renzi, che abbraccia e bacia candidati alle amministrative, ministri, le capolista alle europee, e va a sedersi in prima fila accanto a Sergio Chiamparino, candidato del centrosinistra alla guida della regione Piemonte.

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Cosa vuole il “correntone”

Diceva Mao Tse-tung che «la rivoluzione non è un pranzo di gala». Ecco, oggi di certo non siamo in presenza di una rivoluzione, ma altrettanto certo è che le riforme che sta tentando di portare avanti Matteo Renzi rappresentano un punto di svolta storico per il paese, come ulteriormente certa è la levata di scudi di un sistema che di quelle riforme ha parlato per almeno trent’anni senza mai realizzarle e rendendole così oggi più urgenti che mai.

Urgenza che nemmeno oggi viene colta, a volte osteggiata oppure scambiata, volontariamente o meno, per mera ambizione personale. Alla quale opporre dei no speculari, ovvero conditi da motivazioni che in certi casi mal celano un più credibile “perché lo fa Renzi”. Ma scendendo più in profondità in questa analisi e osservando le mosse di questi giorni è possibile distinguere due fronti principali nell’opposizione a Matteo Renzi.

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Caro Beppe, vabbè che non sei democratico, ma almeno rispetta i tuoi

ITALY-POLITICS-GOVERNMENT

Foto: lastampa.it

Non sono qui per il programma“. Può bastare questo esordio, a chi avesse ancora dei dubbi, per capire quanto Grillo voglia cambiare il Paese. Certo, mi risponderanno i grillini con la consueta calma ed educazione, lui il Paese lo vuole cambiare da solo, non con questi quattro corrotti che l’hanno rovinato, che sono simbolo e portavoce dei “poteri forti”. Non lo vuole cambiare, lo vuole rivoltare, vuole mandare a casa tutti e stare in parlamento solo lui. Del resto, l’ha ripetuto tre volte, lui non è democratico, è per una “dittatura sobria” – come ha poi chiosato nel comizio coi giornalisti, durato più dell’incontro con Renzi.

Peccato, però, che chi l’ha costretto ad andare all’incontro col presidente del consiglio incaricato (quei 20.800 circa che lui per metempsicosi chiama “la Rete”) ce l’abbia mandato proprio per parlare di programmi.

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Con riserva ma corre. Renzi corre

Renzi premier

Foto repubblica.it

Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio incaricato di formare il nuovo governo. Il primo governo Renzi. Ha accettato con riserva, come formula di rito, che mai come oggi è apparsa “di rito”. Perchè Renzi, con disegnato sul volto tutto il peso della responsabilità che si è assunto, ha già indicato un calendario preciso e serrato di riforme: a febbraio (oggi ne abbiamo 17) la legge elettorale, a marzo il lavoro, ad aprile la pubblica amministrazione, a maggio il fisco. Nessun nome, nessun ministro, solo contenuti.

A chi in questi giorni si è abbattuto su di lui brandendo la clava della coerenza, Matteo Renzi ha risposto con la coerenza: quella nei confronti dell’accelerata che lui stesso ha impresso, secondo molti ingiustificatamente, al panorama politico. Non c’è tempo, si deve correre, Enrico Letta non ci riesce, via Enrico Letta, ci provo io, prendo l’incarico e ho già pronta l’agenda. Non quella dei nomi, quella dei contenuti.

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Ora Renzi deve correre

Non è facile il momento e non è facile la riflessione. Perché ci sono ragioni da una parte come dall’altra. Ci sono in chi dice “no, Matteo, non ora e non così”, ma anche in chi dice “ok, proviamoci, o la va o la spacca”. La cosa fondamentale, a mio avviso, è che si convenga su un punto: la fase cruciale, storica, che sta attraversando il paese per il presente e soprattutto per il futuro.

Perché è vero che non abbiamo più lo spread da rincorrere o dal quale difenderci come da una bomba che sta per scoppiare da un secondo all’altro, ma è altrettanto vero che è la situazione tangibile di molte famiglie e di molte imprese, oggi, che si trova a un punto di non ritorno. E più passa il tempo più diventa “di non ritorno”.

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Piemonte, il Tar annulla le elezioni. E Chiamparino si sente già in campo

Chiampa

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Dopo la bellezza di 3 anni e mezzo abbiamo la sentenza: le elezioni regionali piemontesi del 2010 sono annullate. Il ricorso di Mercedes Bresso contro la vittoria di Roberto Cota per le firme false della lista Pensionati per Cota (che aveva raccolto circa 27 mila voti) è stato accolto e il pronunciamento del Tar è immediatamente esecutivo. Il Piemonte deve dunque tornare alle urne. Già, ma quando?

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Piemonte, Cota ha le ore contate. La clamorosa protesta del Pd

Foto: europaquotidiano.it

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Le dimissioni di massa dei consiglieri regionali piemontesi del Pd parevano cosa fatta già a cavallo tra la fine della scorsa settimana e l’inizio di questa. Poi, nel corso della segreteria che si è tenuta lunedì scorso, si era scelta una strada più soft, perché – come spiega a Europa Aldo Reschigna, presidente del gruppo regionale del Pd Piemonte – «l’obiettivo non è quello di privare del gruppo del Pd il consiglio regionale, ma raggiungere la fine anticipata della legislatura Cota». Disponibilità dunque dei consiglieri a dimettersi, ma necessario prioritariamente trovare una posizione comune a riguardo tra i vari partiti della coalizione di centrosinistra. «Ma non solo – avverte ancora Reschigna –, vogliamo che un’ampia iniziativa politica in tal senso coinvolga anche i mondi sociali, economici e culturali della società piemontese”.

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Chiamparino vs Farinetti: verso un derby renziano contro Cota in regione

Foto: europaquotidiano.it

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Quando si voterà in Piemonte? Si andrà alla scadenza naturale del 2015 o la sentenza sulle firme false alle scorse elezioni anticiperà la tornata elettorale? Mentre al momento solo i tarocchi potrebbero darci una risposta, nel centrosinistra le acque si muovono. Tant’è che si parla già con certezza di nomi e, nelle ultime settimane, sembrano esserci pochi dubbi su uno in particolare: Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino, sarebbe avanti coi lavori per la sfida da governatore del Piemonte.

Lavori, dicono voci di corridoio, iniziati nel maggio scorso, quando “il Chiampa” sembrò lanciare la propria candidatura alla segreteria del Pd: un test per tornare sulla scena e saggiare reazioni e potenziale consenso da trasporre in ottica regionale.

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La carica di OccupyPd all’assemblea democratica: «Siamo più di 101»

Foto: europaquotidiano.it

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Poteva mancare OccupyPd all’assemblea nazionale del partito che si terrà domani nella capitale? Naturalmente no. Perché si tratta dell’assemblea che dovrà convocare un congresso quanto mai fondamentale, che dovrà rimettere in piedi un partito privo di segreteria, presidenza e, più in generale, di una direzione. Un congresso rifondativo, nel quale si deciderà come sarà il Pd del futuro, prossimo e non solo.

Un’occasione immancabile, dunque, per chi come OccupyPd fonda la propria ragion d’essere sul rinnovamento del partito. Da quando è nato, col pretesto della candidatura di Franco Marini alla presidenza della Repubblica, il movimento è cresciuto e si è organizzato come una realtà uniforme, partita localmente sull’asse Torino-Prato-Napoli e adesso coordinata a livello nazionale. In questa forma si presenterà domani all’assemblea.

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