Orgoglio e Pregiudizio. Perchè lo rileggo

Quando ho finito di leggere “Orgoglio e Pregiudizio” ho avvertito subito la sensazione che la mia avventura con quel libro non era terminata. Ma ho creduto fosse una normale reazione a caldo: un romanzo che ti appassiona, ti coinvolge e ti pervade di emozioni vorresti subito ricominciare a leggerlo. Così l’ho rimesso al suo posto, in mezzo ad altri classici, che in quel momento mi sono sembrati solo libri qualsiasi.

Però no, non era soltanto una normale reazione a caldo; quelle pagine ti costringono a ripensarle spesso. Non c’è mai nulla di casuale nella costruzione di un racconto, ma la trama che ha ordito Jane Austen ha qualcosa di diverso. Ti fa credere che un passaggio serva solo a raccontare emozioni e carattere di un personaggio, senza che abbia una rilevanza particolare per il successivo svolgersi degli eventi. Poi invece scopri che si trattava di una circostanza cruciale per il futuro della storia. Ti distoglie dalla trama infilandoti nei pensieri e nelle emozioni della protagonista, facendoli vivere con un’efficacia tale da sembrar che lei sia il racconto stesso (non faccio qui nomi ed esempi concreti per non snaturare l’approccio a chi non l’ha ancora letto, per non dare appigli e riferimenti). Lo rileggerò dunque per riconoscere gli stratagemmi della Austen senza farmene guidare, per apprezzarne le sfumature, per gustarmi con chiarezza i collegamenti tra i prima e i dopo e ammirarne la costruzione.

La maniera netta, schietta e a volte impietosa con cui la scrittrice ha dipinto i personaggi sembra ogni tanto confondersi col modo profondo in cui la protagonista osserva gli altri. Sono punti di vista di una donna sola o di due donne diverse? E poi questo, il punto di vista della donna, finalmente presentato, sviscerato, emancipato da quello dell’uomo. Uomini, donne e situazioni sono affrontati con e passati al vaglio della “psicologia” femminile. Dell’epoca della reggenza, certo, ma quanta di quella “psicologia” può essere attualizzata? La Austen ha portato prepotentemente in superficie l’essenza della donna e lo ha fatto così pienamente da essere oggi icona, punto di riferimento e termine di paragone per la parte migliore del mondo in rosa. E non si rivolgeva affatto solo alle donne, non le presentava solo a loro stesse. Quanto può aiutare a capire più profondamente l’altra metà del cielo?

L’ironia che pervade il romanzo dalla prima all’ultima parola è forse qualcosa in più di uno stile di scrittura. E’ una visione del mondo, di quel mondo e delle persone. Scanzonata, ma profonda; elegante, ma ribelle. Come la protagonista. Ricordo che il mio stato d’animo tendeva a predisporsi più facilmente verso quel modo di osservare le cose, la gente. E mi sollevava, mi rasserenava, mi alleggeriva la mente. “Vivere” certe atmosfere, “vedere” certe espressioni, confrontarsi col modo di viverle e vederle della protagonista ti cattura e non ti lascia nemmeno quando il libro ce l’hai chiuso. Ed è da quando l’ho chiuso l’ultima volta che lo voglio riaprire. Non c’è nulla di superficiale dentro Orgoglio e Pregiudizio, anche per questo lo voglio rileggere.

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