I Ragazzi del ’52

Illustrazione idearun.it

Tre settimane circa e avrebbero potuto fare la domanda di pensionamento. Dopodichè, nei mesi successivi, chi a giugno, chi a settembre, chi a fine anno, si sarebbero ritirati dalla vita lavorativa. Era questa la felice prospettiva che attendeva i nati nel 1952 con 36 anni di contributi maturati. Quelli, cioè, che avrebbero centrato nel 2012 la fatidica “quota 96”, necessaria per poter accedere alla pensione.

Avrebbero. Perchè ieri il neo-Ministro Fornero ha annunciato che tra 26 giorni si cambia: andranno in pensione a 66 anni e 42 di contributi. E’ come se un maratoneta, a 300 metri dall’arrivo, fosse brutalmente preso, caricato su una macchina e riportato al km n° 44. La sua maratona diventerà di 56 chilometri invece dei canonici 50.

La stessa cosa vale per la Classe ’52, i sessantenni del 2012: a pochi mesi dalla pensione, lavoreranno per altri sei anni. E “sei anni, alla nostra età, sono davvero tanti” – ha commentato mio padre, uno della leva e coi 36 di contributi nel 2012. Da un giorno all’altro la prospettiva della loro vita cambia drasticamente.

Ogni riforma crea degli “scalini” tra la situazione precedente e quella successiva all’entrata in vigore. Questi scalini sono più o meno alti, a seconda delle modalità dell’entrata in vigore stessa. Da questo punto di vista, la riforma del Ministro Fornero, più che uno scalino, costruisce un vero e proprio muro, contro cui gli ormai prossimi sessantenni vanno a sbattere con brutale violenza.

Pagano l’urgenza di una manovra, varata con Decreto unico, che deve portare l’Italia al pareggio di bilancio nel 2013. Pena il fallimento del Paese, dell’Euro e dell’Unione Europea tutta.

Ricorda un pò, con le debite e logiche differenze, quello che successe durante la Prima Guerra Mondiale. Al posto della Classe ’52 c’erano i Ragazzi del ’99, freschi diciottenni. Vennero arruolati in fretta e furia per risolvere un’altra crisi, quella in cui era caduto il Regio Esercito dopo la disfatta di Caporetto. Ce la fecero: rinsaldarono le fila sul Piave e guidarono la riscossa dell’Italia.

Oggi hanno affidato ai nostri papà il compito di tirarci fuori dalla Caporetto economica, finanziaria e politica che stiamo attraversando. Ma il loro sforzo non poteva essere alleviato? Un pò più commisurato? Non c’erano altri modi per far rientrare in tempo i conti dello Stato? Non c’erano altre categorie che potevano sobbarcarsi parte di questo fardello?

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2 risposte a I Ragazzi del ’52

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