Chi di ricchezza ferisce, di ricchezza perisce

Marchionne attacca Renzi

Foto unita.it

In un momento confuso e segnato da numerose divisioni nel panorama nazionale, Sergio Marchionne è intervenuto a portare quell’unità spesso auspicata dal Presidente Napolitano. Tutti, infatti, da destra a sinistra, da nord a sud, cattolici e laici, politici e anti-politici si sono compattati idealmente attorno a quella “piccola e povera città” di Firenze e al suo sindaco, Matteo Renzi.

Lui, “il rottamatore“, si era infatti dichiarato deluso e tradito dalla politica e dal comportamento dell’AD Fiat dopo il referendum nello stabilimento di Pomigliano D’Arco; e si è dunque attirato così le ire di un Marchionne che per la seconda volta in poche settimane ha dimostrato grande nervosismo. E poca lucidità, perché un’affermazione così svilente nei confronti di un gioiello riconosciuto del Paese, qualsiasi sia stato il contesto, è naturale si trasformi in un boomerang.

Poi si sa, noi italiani abbiamo tanta fantasia e non amiamo mollare la preda molto facilmente. Così, specie su web e social network, si è scatenata l’ironia contro di lui e a sostegno (come se ce ne fosse bisogno) di Firenze. Gruppi su Facebook e hashtag dedicati su Twitter, schizzati presto in cima alle tendenze tra i cinguettii. Ma soprattutto, è stato subito evidente come la penosa invettiva dell’AD andasse a tutto vantaggio di Matteo Renzi.

Il candidato alle primarie del Partito Democratico, oltre alla solidarietà dei suoi stessi avversari, ha avuto per sé tutta la luce buona che i riflettori mediatici garantiscono a chi viene colpito da sparate unanimemente condannate. E lui di quella luce ha bisogno oggi più che mai per compiere l’impresa in cui si è lanciato col suo camper. Tanto più che così ha potuto anche dimostrare di saper tener testa senza problemi a Marchionne sul piano dialettico, un campo in cui è sceso avanzando contenuti politici e ricevendo invece un attacco personale. Tutto grasso che cola ed è colato da sinistra, da destra, da illustri personaggi pubblici, da fiorentini, milanesi e napoletani.

Insomma, quello di Marchionne a Matteo Renzi è stato di fatto un endorsement di riflesso, inversamente proporzionale alle intenzioni che hanno spinto l’AD. E a poco è servita la retromarcia che ne è seguita, perché se davvero tutto ciò è nato nel contesto di un paragone tra Obama e Renzi e tra gli Usa e Firenze, i termini monetari utilizzati da Marchionne per definire il secondo hanno fatto certamente più clamore del primo. E hanno aiutato gli italiani a scoprire che invece è Firenze la più ricca tra i due, perché da sola ospita un decimo del patrimonio artistico mondiale. Chi di ricchezza ferisce, di ricchezza perisce.

(Articolo pubblicato su TGParlamento.it e TGregione.it)

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