Il ragionamento sbagliato di Di Pietro

“Lei è nato Governo tecnico, ma è subito diventato Governo politico con i suoi compromessi. Per cercarsi una maggiornaza parlamentare che le permettesse di sopravvivere qui dentro ha rinunciato ai suoi stessi princìpi e a i suoi stessi obiettivi”.

Antonio Di Pietro – Discorso alla Camera 16/12/2011

Mario Monti è sceso a compromessi, su questo non ci piove. Lo ha fatto molto con il PdL, poco o niente con PD e Terzo Polo. Il partito del suo predecessore, forte dei numeri soprattutto al Senato, ha posto dei diktat chiari, fin dalle prime consultazioni: “o noi o la patrimoniale”, tanto per cominciare. E poi, più sottobanco, c’è da immaginare almeno il via libera al “beauty contest”.

Ma cosa avrebbe dovuto fare Monti secondo Di Pietro? Non curarsi dei temi forti per il partito di maggioranza uscente, che coi suoi numeri, uniti a quelli della Lega, lo avrebbe fatto cadere in tempi record? Il PdL su patrimoniale e frequenze non avrebbe mollato nè ora e nè mai, se ne sarebbe fregato degli appelli alla responsabilità di Napolitano e avrebbe fatto mancare il suo appoggio.

Il Cavaliere e i suoi sono responsabili nella misura in cui non vengono toccate priorità su cui non sono disposti a scendere a compromessi. E purtroppo hanno i numeri dalla parte del manico. “Ti lascio governare, ma tu non mi fai la patrimoniale e altre due o tre cosette”: vista l’urgenza di dover dare una risposta la più rapida possibile alla Comunità Europea, prima ancora che ai mercati, il Governo ha dovuto accettare il ricatto.

Berlusconi e Alfano continueranno a sostenere Monti finchè ne avranno convenienza, soprattutto in termini elettorali. Se e quando verrà il momento in cui i sondaggi volteranno le spalle al Premier, c’è da scommettere che lo farà anche il PdL.

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